partire dagli anni ’50, l’Italia – che oramai intravedeva una ripresa economica importante – cominciò a pensare di dotarsi di centrali elettronucleari per sostenere il proprio comparto industriale. Si progettarono quindi i primi tre impianti di Latina, del Garigliano e di Trino Vercellese, che furono realizzati a partire dal 1 novembre 1958, attingendo tecnologia e materiali dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, dato che non avevamo nessuna esperienza in merito.
Il 1 novembre 1959 cominciò ufficialmente la costruzione della centrale sul fiume Garigliano, nei pressi di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. Progettista era l’ingegnere Riccardo Morandi dalla SENN – Società Elettronucleare Nazionale S.p.A, azienda che a quell’epoca faceva parte del gruppo IRI – Finelettrica e compartecipata anche da Finmeccanica e Finsider sotto l’egida del CNRN – Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari. La tecnologia della centrale era basata sul sistema BWR (Boiling Water Reactor – Reattore ad acqua bollente) della società statunitense General Electric.
Il progetto prevedeva che la centrale del Garigliano da 160 MegaWatt iniziasse la produzione di energia elettrica nel 1963, per cui il reattore avrebbe dovuto essere alimentato da uranio leggermente arricchito, moderato da acqua leggera. L’ossido d’uranio utilizzato nei reattori nucleari è un materiale costosissimo, delicato e pesante, oltre ad emettere naturalmente un quantitativo moderato di radiazioni ancor prima di entrare nel reattore.
Dato che il reattore della centrale del Garigliano si basava su una tecnologia “made in USA”, anche il suo combustibile lo era, quindi lo si doveva trasportare da San José in California fino in Italia. Ad Alitalia venne affidato il delicato incarico di trasportare le barre di combustibile dagli Stati Uniti all’aeroporto più vicino alla centrale del Garigliano, ovvero quello di Napoli Capodichino.
Il compito non era facile, dato che, oltre ad essere un trasporto veramente eccezionale, era uno dei primissimi casi nella storia nucleare degli USA che del materiale così sensibile venisse trasportato tramite “vettori” non statunitensi. In più ci si trovava in piena “Guerra Fredda”, per cui la tensione internazionale era ai massimi livelli, così come la preoccupazione riguardante qualunque aspetto riguardasse il materiale nucleare.
Le oltre 100 casse gialle, ognuna delle quali contenente due elementi di materiale fissile opportunamente imballati, furono trasportate in treno dalla California a New York, dove i DC-7F di Alitalia, tramite una campagna di 10 viaggi, trasportarono tutti i 208 elementi di combustibile che costituivano il primo nocciolo, più la relativa riserva, per il reattore del Garigliano.
Il primo trasporto venne effettuato il 5 febbraio 1963 dal DC-7F Alitalia con marche I-DUVE. L’aereo conteneva 11 casse speciali il cui peso complessivo si aggirava sui 15.000 kg e dopo essere decollato da New York atterrò felicemente a Napoli alle 10:05 del mattino del giorno 6, scortato per una parte del viaggio da aerei USAF. Al suo arrivo, il velivolo fu sottoposto a una scrupolosa serie di procedure di controllo, analisi e scarico. Da notare che tutte le operazioni furono effettuate e sorvegliate da personale USA tramite tecnici specializzati e personale della vicina base della US Navy di Napoli.
Dopo questo primo contingente, entro il mese di marzo del 1963 i due DC-7 Alitalia con marche I-DUVA e I-DUVE (che due anni prima erano stati convertiti dalla versione passeggeri a quella cargo) effettuarono le restanti traversate atlantiche necessarie al trasporto delle 136 tonnellate di carico contenente l’uranio fornito dalla Commissione USA per l’energia atomica e il cui trasferimento in Italia era stato concordato con l’Euratom: l’organizzazione istituita allo scopo di coordinare i programmi di ricerca europei sull’energia nucleare ed assicurarne un uso pacifico. L’uranio trasportato dagli aerei Alitalia avrebbe dovuto consentire il funzionamento della centrale del Garigliano per oltre vent’anni e il suo valore complessivo era di 8 miliardi e 650 milioni di lire, corrispondenti oggi a circa 95 milioni di euro.
Il povero DC-7F I-DUVE che aveva compiuto il primo storico volo “atomico” fu venduto da Alitalia il 25 marzo del 1966 alla compagnia cargo statunitense Airlift International, ma finì distrutto in un incidente in decollo il 24 giugno 1979 in California, sotto un altro operatore, causando la perdita di un pilota. E la centrale atomica del Garigliano? Dopo una serie di importanti malfunzionamenti verificatisi a partire dal 1978, la cui riparazione fu giudicata antieconomica, la centrale venne disattivata il 1 marzo 1982 ed è tuttora in fase di “decommissioning”, ovvero di decontaminazione, smantellamento delle strutture e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
Davide Dalla Nora
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Douglas DC-7C I-DUVA
Consegna: 8 ottobre 1957
Dismissione: 25 marzo 1966
Servizio in Alitalia: 8 anni, 5 mesi, 17 giorni
Numero di costruzione / progressivo: 45228 / 879
Immatricolazione RAN: 4185
Certificato di navigabilità: 5658
Motori: 4 x Wright TC18EA
Douglas DC-7C I-DUVE
Consegna: 29 novembre 1957
Dismissione: 25 marzo 1966
Servizio in Alitalia: 8 anni, 3 mesi, 24 giorni
Numero di costruzione / progressivo: 45229 / 904
Immatricolazione RAN: 4191
Certificato di navigabilità: 5708
Motori: 4 x Wright TC18EA
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