L’Airbus A320 EI-DTK “Giovanni Verga”, in servizio per il volo AZ827 da Beirut a Roma, è decollato regolarmente dalla pista 21 dell’aeroporto Rafīq al-Ḥarīrī alle 5:02 del mattino di martedì 28 agosto. A bordo era presente un bambino libanese di 2 anni affetto da iperossaluria: una grave patologia renale.
A Fiumicino c’era ad attenderlo un’ambulanza che avrebbe condotto il bambino – assieme ai genitori che l’accompagnavano – all’ospedale “Bambino Gesù” di Roma, dove sarebbe stato candidato ad essere sottoposto a un doppio trapianto di fegato e reni. Date le precarie condizioni di salute del bimbo, forse un volo ambulanza sarebbe stato più indicato per il trasporto in Italia, poiché la quota cabina normalmente utilizzata sui voli commerciali può avere effetti avversi a diverse patologie. Tuttavia l’imbarco era stato autorizzato da una struttura medica libanese. Non sono rari i casi in cui i medici impongono ai voli ambulanza – per trasferimenti su brevi tratte – una quota cabina zero, proprio per minimizzare i rischi del trasporto aereo dei pazienti. In ogni caso il piccolo, che indossava una mascherina per l’ossigeno, era assistito da un’infermiera della Croce Rossa che l’accompagnava.
Purtroppo durante il volo il bimbo è stato soggetto a una crisi cardiaca. L’infermiera ha prestato i primi soccorsi, ma la gravità delle condizioni del piccolo era tale che alle 6:33 il comandante ha dichiarato emergenza medica, decidendo di dirottare immediatamente l’aereo, che stava sorvolando l’Adriatico tra Dubrovnik e il Gargano, sullo scalo più vicino: quello di Bari. L’aereo è atterrato sulla pista 25 dello scalo pugliese alle 7:15 e il bimbo è stato preso in carico dal personale medico del 118 che ha proseguito nelle manovre di rianimazione, purtroppo senza esito. Il magistrato di turno e i medici legali, giunti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare la morte del piccolo. Considerata la patologia di cui era affetto il bimbo, i medici legali hanno comunicato alla Procura di non ritenere necessaria l’autopsia.
«Secondo quanto ci hanno riferito i medici libanesi, le condizioni del bambino erano stabili, non era intubato, e hanno dato il via libera al volo dopo aver utilizzato precisi protocolli di valutazione. Purtroppo questi pazienti possono accusare eventi acuti e imprevisti che possono fare peggiorare le condizioni improvvisamente», ha affermato Marco Spada, Direttore di Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica del Bambino Gesù che era in attesa di accogliere il bimbo. Il Centro trapianti dell’ospedale capitolino ha una notevole esperienza sull’iperossaluria e sono già stati eseguiti una dozzina di trapianti per questa malattia. Quattro piccoli pazienti arrivavano proprio dal Libano e grazie al doppio trapianto sono guariti.
Sul tragico episodio è intervenuto anche Mario Balzanelli, presidente della Società Italiana Sistema 118, che ha lanciato un chiaro segnale di allarme sulla gestione di simili emergenze su tutti i trasporti pubblici nazionali: «Questo evento deve porre all’attenzione del Governo e dei competenti ministri dei Trasporti e della Sanità la necessità di varare – con criterio di massima urgenza temporale – un decreto interministeriale che assicuri al paese una efficace e affidabile “Mobilità Cardioprotetta” e che preveda l’obbligo della presenza di un defibrillatore semiautomatico (DAE) a bordo di tutti i mezzi di trasporto pubblici».
Il volo AZ827 è poi ridecollato da Bari alle 12:42 per atterrare infine sulla posta 16L del suo scalo di destinazione finale di Roma Fiumicino alle 13:26, con l’equipaggio e i passeggeri comprensibilmente rattristati dal tragico evento.
Fonti: Corriere della Sera, La Repubblica, ANSA, Il Messaggero, Il Sussidiario.net, Flightradar 24
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