Lo scorso 11 marzo 2019 il volo AZ590 Roma-Kiev avrebbe dovuto partire da Fiumicino alle 22:35 locali per atterrare allo scalo di Kiev Zhuliany alle 2:20 (ora locale) del giorno successivo. L’aereo, l’Airbus A320-216 EI-DSL battezzato “Ignazio Silone” con a bordo 16 passeggeri in Business Class e 150 in Economy, ha iniziato il push back dal gate E8 alle 22:42, si è posizionato sulla testata della pista 25 e alle 23:01 è decollato, dirigendosi sul Tirreno prima verso sud-ovest (prua 219°) e poi virando a sud-est (prua 145°). Tuttavia, poco dopo il decollo l’equipaggio ha ricevuto dai sistemi elettronici di bordo l’indicazione che il portellone cargo di poppa risultava non essere chiuso a dovere, poiché la relativa voce indicava si trovasse nella posizione “Open”.
Dato che l’apertura del portellone di carico in volo rappresenta un grave pericolo per un aereo – in passato era già accaduto sul DC-9/30F Cargo “Atlante” Alitalia e solo grazie alla perizia dei piloti l’aereo era riuscito a tornare allo scalo di partenza senza che il problema si trasformasse in tragedia – l’equipaggio dell’Airbus “Ignazio Silone” ha reputato indispensabile rientrare il più presto possibile a Fiumicino.
Normalmente, la procedura per un rientro di emergenza dopo il decollo prevede lo scarico rapido di parte del carburante, per far sì che il velivolo rientri nei limiti di peso consentiti per l’atterraggio. La serie 319/320/321 di Airbus, però, non dispone di nessun sistema per liberarsi rapidamente del carburante in eccesso, perché a detta della casa costruttrice la differenza di peso tra l’aereo a pieno carico e quella massima consentita per un atterraggio in sicurezza non è significativa, come viceversa accade sugli aerei dedicati al lungo raggio. Perciò l’A320 Alitalia è stato costretto a compiere una serie di circuiti ad anello per consumare abbastanza carburante da consentirne il rientro nei parametri di peso massimo per l’atterraggio. Così, a partire dalle 23:08, l’aereo ha inanellato una serie di evoluzioni circolari al largo di Anzio a un’altitudine di 1500 metri circa, fino a quando, alle 23:30, è stato finalmente autorizzato all’atterraggio a Fiumicino, dove ha toccato terra alle 23:41, sulla pista 34R dello scalo romano.
Alle 23:48 l’aereo si è nuovamente fermato al Terminal 1 dove i tecnici Alitalia hanno controllato l’effettiva chiusura del portellone cargo e determinato che si era trattato di un falso allarme. Durante i controlli, equipaggio e passeggeri sono rimasti pazientemente a bordo dell’A320. Una volta stabilito che il volo poteva riprendere il suo corso normale in piena sicurezza, sono state chiuse le porte e l’Ignazio Silone ha potuto fare un nuovo push back alle 00:36 del giorno 12. Questa volta l’aereo è decollato dalla pista 34R, staccando le ruote da terra alle 00:47 e dirigendosi verso l’aeroporto internazionale di Kiev, dov’è finalmente atterrato sulla pista 26 alle 2:54 ora italiana.
Sempre l’11 marzo, un’altra piccola disavventura ha riguardato l’Airbus A319 EI-IMN “Carlo Collodi”. Il volo era l’AZ1267 Roma-Napoli; l’aereo avrebbe dovuto partire alle 21:45, ma di fatto si è mosso dal gate B30 di Fiumicino con a bordo 105 passeggeri solo alle 22:21, portandosi quindi sulla testata della pista 25 e decollando alle 22:33. Le condizioni meteorologiche a Napoli erano buone, con vento debole, qualche nuvola e 6 miglia di visibilità.
Alle 22:47, dopo aver raggiunto una quota massima di 7000 metri, l’aereo ha iniziato la discesa e il progressivo avvicinamento all’aeroporto di Capodichino. Tuttavia, una volta sorvolata la città di Sorrento, l’equipaggio è stato informato che lo scalo napoletano aveva iniziato ad essere battuto da piogge intense e persistenti, con visibilità ridotta a 2,5 miglia. Poco dopo, sullo scalo partenopeo ha cominciato a spirare anche un forte vento: 20 nodi con raffiche fino a 34 nodi proveniente da direzioni in rapida variazione, il che di fatto ha sconsigliato l’atterraggio. Va ricordato che i limiti operativi per il decollo e l’atterraggio di un Airbus 319 su pista bagnata sono 25 nodi di vento laterale e 10 nodi di vento in coda. Perciò, l’unica opzione possibile per l’A319 Alitalia è stata quella di rimanere in attesa di un ipotetico miglioramento delle condizioni meteorologiche.
Una volta riportatosi al largo del Tirreno, alle 23:27 l’aereo ha sorvolato l’isola di Ponza e si è immesso in un circuito di attesa a circa 6000 metri di quota, nella speranza che il tempo migliorasse a sufficienza per poter atterrare a Napoli. Dopo una ventina di minuti e diversi cerchi compiuti nel cielo di Ponza, la pioggia su Capodichino è cessata, ma perdurando il vento a 19 nodi che spirava da direzioni variabili, all’equipaggio del “Carlo Collodi” non è rimasta altra scelta che rientrare allo scalo di partenza, provocando – come si può facilmente immaginare – più di una protesta tra i passeggeri. Alle 23:44 l’aereo ha quindi puntato verso nord-ovest, atterrando infine sulla pista 34R di Fiumicino poco dopo mezzanotte del giorno 12 marzo.
Grazie a Riccardo Piscopo e Lorenzo Paulon per la segnalazione e a Claudio Bruschi, Nazareno Ficoncini, Mario Russo e Riccardo Vale per le informazioni aggiuntive
Fonti: FlightRadar24, FlightAware, OGIMET, PPRuNe
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